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Un albero è un immenso Guardiano della Vita…

Un albero è il Respiro del nostro mondo…

Un albero, è anche una Casa…

A volte mi chiedono cosa c’entra il Reiki con le fiabe…

C’era una volta Poldo, un riccio grande e sempre affaccendato a cercare cibo; i ricci sono ghiotti di lumache, ma spesso sono anche la causa di problemi respiratori e della polmonite dei ricci.

Poldo cominciò a sentirsi male, e dopo aver barcollato un pò, si lasciò cadere nel prato. fra i grandi filari di vigna, dove era nato.

Era giorno, e i ricci di giorno dormono, ma lui era lì, al sole e senza forze. Arrivarono le mosche, e sapendo che era morente, cominciarono a fare i loro nidi, sul suo corpicino. Ovunque. Cibo assicurato per le loro larve.

Forse guardava il cielo azzurro sopra di lui… in attesa. Forse non sentì il respiro umido e non vide il nasone nero del grosso cane che lo ispezionava. Forse non sentì nemmeno la mano gentile che lo sollevò, allontanando le mosche e poi lo sistemò comodamente nella mano a coppa, da dove sentiva arrivare una calda energia.

Ma in quel momento lui guardò e vide, occhi contro occhi, e si lasciò andare perché sapeva di essere al sicuro…

Così ho incontrato Poldo. L’ho raccolto morente, e gli ho subito praticato Reiki mentre lo portavo a casa, e quando siamo arrivati, si era già ripreso.

L’ho messo in una ampia scatola, ma non mangiava né beveva e continuava a tossire. Così ho contattato le persone meravigliose del Centro di recupero ricci La Ninna – quando serve pratico reiki ai loro piccoli ospiti – e mi hanno assistito, fino alle 2 di notte – l’ho detto che sono meravigliosi – perché era necessario ripulire Poldo dalle uova di mosche, che lo avevano invaso.

Gli ho praticato ancora Reiki, e poi l’ho lasciato dormire. Non era messo molto bene, ma al mattino era pimpante e in piena esplorazione.

I ricci sono animali protetti e devono essere tutelati. Sono animali notturni, perciò se li vedete vagare di notte, non disturbateli, non prendeteli in mano e non spostateli dalla loro zona, a meno che non siano in pericolo o in mezzo ad una strada. Potrebbe essere una mamma che ha i cuccioli vicino. Lasciate acqua fresca e le crocchette dei gatti, che mangiano molto volentieri.

Un riccio è in difficoltà quando gira di giorno, ha delle ferite, e non riesce a camminare. Allora potete soccorrerlo e chiamare subito un centro di recupero o un veterinario.

Sul sito della Ninna trovate tutte le informazioni per proteggere questi piccoli, e dolcissimi animali.

Come finisce la fiaba di Poldo? Ho contattato il numero del C.R.A.S della mia zona e a metà mattina un volontario era già passato a ritirarlo, per portarlo in uno centri di recupero, per essere curato dalla sua polmonite.

Ma prima l’ho salutato e ci siamo guardati occhi negli occhi ancora una volta. Non l’avevo mai notato… i ricci sorridono!

Buona vita Poldo.

“Mentre stavano andando alla porta, Marcus si fermò.

«Ah… Mi stavo dimenticando». Tornò in cucina e con il dito indicò un angolo buio, fra il tavolo e la porta finestra, che dava su un minuscolo terrazzino.

«Quella è la mia tartaruga», indicando quella che sembrava una scatola da scarpe.  «Ma non preoccuparti non ti disturberà». Sorrise, soddisfatto per la battuta, e poi, finalmente, se ne andò.

L’uomo chiuse la porta e vi si appoggiò con un sospiro, l’ennesimo.

Fece mentalmente un rapido resoconto della situazione: ok, non sembrava male. A parte la tartaruga. Ci mancava solo uno stupido animale. Marcus non gli aveva detto di darle da mangiare o altro, e menomale, non aveva certo il tempo di badare a niente e a nessuno.  Ce la faceva a malapena con sé stesso.

Improvvisamente distrutto, andò in camera, si stese sul letto e dopo due minuti dormiva profondamente.

La tartaruga, nella sua scatola, si puntò sulle zampine e tirò in alto il muso annusando l’aria. C’era un odore nuovo: odore di umano ok, misto a quello della paura, della solitudine, e del dolore. Li riconosceva, lei aveva lo stesso odore.

Ma ne sentiva un altro, diverso da tutti gli altri. Era un odore buono.”   L’uomo e la Tartaruga

Quando un animale entra nella nostra vita, anche il più piccolo, non è mai per caso, ma accade perché ha un compito importante da portare a termine con noi.

Quando noi ci prendiamo cura di un animale, anche il più piccolo, forse non sappiamo che ci stiamo prendendo cura anche  della nostra anima.

L’ uomo e la Tartaruga, è una favola metropolitana, con la bella copertina di Elena Bertoloni, pubblicata da Giovanelli Edizioni, e quello che mi piace tanto del mio editore, è che è molto attento e attivo nel promuovere attività per diffondere il rispetto e la protezione degli animali. Di tutti gli animali.

Sono molto legata a questa storia e sono davvero onorata, e contenta che L’ uomo e la Tartaruga, che Giovanelli Editore ha donato alla LAV di Bologna, sezione antivivisezione, sarà utilizzata, insieme ad altri libri sul tema, nelle scuole e aiuterà i volontari, nella sensibilizzazione dei ragazzi al rispetto e tutela degli animali.

Insegnare ai nostri bambini, fin da piccoli, che gli animali sono esseri senzienti, che provano emozioni – gioia, paura, tristezza e dolore- e che ogni vita va onorata, è il primo passo per crescere adulti, empatici e rispettosi di ogni forma di vita diversa da quella umana.

Cominciamo a cambiarlo, questomondo…

 

L’uomo e la Tartaruga è in vendita presso Feltrinelli,  IBS e il Libraccio.

Al parco ci sono 3 bambini che prendono una tartaruga dal laghetto, per dargli del pane. La prendono, la tastano. La disturbano.

Emma si avvicina, con lo sdegno così puro e vero che può provare una bimba di 7 anni. “Cosa state facendo? Lasciatela stare non dovete toccarla. Siete matti. Lasciatela stare!”

Andrea 5 anni, quando prende un foglia da un albero, lo ringrazia per il suo dono.

Un bambino di circa 8 anni, riprende la madre perché, oltre alla mascherina, non porta anche i guanti, e lei si arrabbia dicendogli che è paranoico!

I bambini imparano subito, dalle parole ma soprattutto dall’esempio dei grandi, imparano a come rapportarsi con ogni cosa che li circonda, imparano il rispetto delle regole e non dimenticano mai quello che hanno imparato. Sono splendidi Maestri della Vita che ci invitano a guardare il mondo, con i loro occhi, colmo di meraviglia.

I grandi invece, dimenticano subito gli insegnamenti e le lezioni, anche quelle che lasciano il segno. Nel giorni in cui il mondo si è fermato, la natura ci ha mandato un messaggio importante, mostrando il respiro vitale di ogni sua creatura, senza la prevaricazione dell’uomo. Tutti hanno mostrato fotografie, video, hanno commentato. Sterili parole, perché tutto è tornato come prima, anzi peggio.

Insegnare ai bambini, fin da piccoli – famiglia e scuola sono le due agenzie educative primarie e fondamentali, che gli animali sono essere senzienti e meritano rispetto e cura, vuol dire insegnare loro l’empatia, per chi è diverso da loro. Insegnare a rispettare anche il più piccolo degli animali, vuol dire insegnare ad avere rispetto per ogni essere vivente, animale e umano. Vuol dire mettere le basi per far crescere degli adulti che questo mondo potranno cambiarlo per davvero.

Quando tratto una pianta con il Reiki, il suo profumo diventa più intenso: e il loro modi di ringraziare. Quando tratto un animale, mi ringrazia leccandomi la mano, anche se è l’animale più spaventato o sofferente.

Non ci sono speranze per un mondo incapace di essere compassionevole con chi è più debole, o diverso. Un mondo in cui esistono esseri ignobili, capaci di fare del male, assurdo e totale, a chi non può difendersi. Ma siamo ancora in tempo.

Ognuno di noi può fare la propria piccola, immensa parte!

Dicono che in Africa, da qualche parte, gli elefanti hanno un cimitero segreto dove vanno a morire, a liberarsi dei loro corpi grigi raggrinziti, per volare via, finalmente spiriti leggeri.
(Robert McCammon)

Spero che ora, tu e il tuo piccolo siate spiriti liberi e leggeri…