
Il corso è rivolto a privati, aziende, nell’ambito dell’orientamento al lavoro, e si svolge in modalità residenziale e ON LINE
Il costo del corso varia a secondo della modalità e dei tempi richiesti. Per ogni informazione e preventivi inviaci una mail
Perché è così difficile comunicare? Me lo chiedono spesso durante gli incontri formativi, anche quando non sono specifici sulla comunicazione, e mi rendo sempre più conto che relazionarsi, a qualsiasi livello, stia diventando sempre più un problema.
Marito e moglie, genitori e figli, genitori e insegnanti, fidanzati, colleghi, innamorati, amici, vicini, e conoscenti: anche quando parliamo la stessa lingua – perché se pensiamo a quando ci relazioniamo ad una persona che appartiene ad un altro paese e ad un’altra cultura, naturalmente la cosa si complica ancora di più – non ci capiamo.
Anche quando diciamo la stessa cosa, non ci capiamo. Perché è così complicato?
Perché non sappiamo dire qualcosa ad un’altra persona, senza partire dal nostro, personale punto di vista, e non teniamo conto di cosa può pensare l’altra persona
Perché sentiamo e non ascoltiamo, l’altra persona, e anzi la maggior parte delle volte mentre stra ancora parlando, stiamo già pensando a quale risposta dare.
Stiamo già pensando che tanto sappiamo già che cosa ci vuole dire.
E così facendo non sappiamo davvero cosa ci sta dicendo l’altro, non sappiamo davvero cosa pensa e non possiamo sapere se quello che dice può essere un valore per noi.
Comunicare vuol dire osservare, senza giudizio; vuol dire che se l’altro è vestito in un modo che non ci piace, o se è diverso da noi, non ci facciamo condizionare da questo,
e dire: mi fai arrabbiare perchè sei sempre in ritardo
- mi fai arrabbiare, vuol dire dare la colpa all’altro; è già un giudizio mentre noi siamo responsabili delle nostre emozioni,
- sempre è un punto di vista, il nostro sempre non è quello dell’altro, e c’è un’accusa implicita.
è diverso dal dire mi arrabbio – io provo questa emozione, quando arrivi in ritardo – non giudico ma osservo, perché sento che non ti interessa nulla di me – esprimo il mio sentire
ascoltare, ascoltare davvero, con fiducia partendo dal presupposto che l’altro può avere un pensiero diverso da noi e che ci può arricchire.
guardare l’altro, per cogliere oltre alle sue parole, i suoi sguardi, i suoi gesti, i suoi toni che potrebbero dirci molto altro, rispetto al suo stato d’animo, e potremmo così attivare quella piccola, grande, purtroppo difficile risorsa che si chiama empatia.
Naturalmente la prima persona per la quale possiamo provare empatia, siamo noi stessi. Se non ci prendiamo in considerazione noi, come potrà farlo qualcun’altro?
Comunicare, bene, è possibile. Come? Partendo da noi, ma ascoltandoci, ascoltando i nostri bisogni, le nostre paure, e i nostri limiti. E accogliendoli. Solo così potremo accogliere quelli degli altri.
Cominciamo con un piccolo esercizio: basta pensare all’ultima volta che abbiamo discusso con qualcuno, amico, amore o un collega. Come è accaduto? Come ci siamo posti di fronte all’altro.? Abbiamo osservato o abbiamo giudicato? Abbiamo sentito o abbiamo guardato?
Vi consiglio di fare l’esercizio scritto: aiuta l’introspezione. Potreste rimanere davvero sorpresi…