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Avete iniziato il vostro diario? Ci auguriamo di sì, e se non l’avete ancora fatto, scrivete la sua prima pagina prima che potete, perché prima, sperimenterete i suoi meravigliosi effetti.

Siamo arrivati al settimo passo, l’ultimo per quanto riguarda il nostro piccolo viaggio alla scoperta di noi stessi. Piccoli passi che ci hanno fatto ri-incontrare con la nostra parte interiore, quella che spesso non ascoltiamo o preferiamo evitare. 

Piccoli passi che ci hanno fatto scoprire, ci auguriamo, nuove risorse, e hanno risvegliato nuove consapevolezze su chi siamo. Su quanto è importante  mettersi al primo posto, amarsi, ascoltarsi e accogliersi. 

A volte, viviamo ogni giorno senza sapere nemmenchi siamo davvero. Un po’, come vivere a metà, come non riconoscere il proprio nome, come non ascoltare i propri bisogni, non ascoltare i segnali che l’universo ci invia per indicarci la strada. La nostra strada. Ognuno di noi ne ha una, ma a volte è così difficile percorrerla…

Questo è l’ultimo passo del nostro piccolo viaggio, ma i vostri passi proseguono ora, con più forza e vigore, e ci auguriamo che siano sulla strada che vi aspetta da un po’.

Ci auguriamo che il vostro cammino lasci le tracce del vostro passaggio e ogni tanto, quando sentite il bisogno di fermarvi un attimo e voltarvi indietro, possiate vedere le vostre orme sulla strada e possiate riconoscevi ogni volta: quella sono io!

Per accompagnarvi in questo nuovo cammino vi consigliano un bagaglio leggero per portare con voi un alimento indispensabile: la gratitudine non pesa niente non occupa spazio, se non nel cuore, ma il suo potere è infinito   e nutre la nostra anima.

L’esercizio per il nostro settimo passo è proprio questo. Ogni giorno siate grati, a partire dalle piccole cose che diamo sempre per scontate. Svegliarsi in un letto, avere un pettine per pettinarsi, girare una manopola e avere gas, energia e acqua. Il caffè al mattino. I biscotti. Quella mezz’ora in più da dedicare a sé. Un sorriso. Un abbraccio. Le fusa di un gatto. Il fiato caldo e rassicurante del vostro cane, sulla mano.

Siate grati ogni giorno, e ogni giorno iniziate il vostro diario, scrivendo almeno 10 motivi, partendo dai più piccoli, per i quali potete dire grazie. Un esercizio semplice ma potente che renderà la vostra vita meravigliosa.

Ora siete pronti per proseguire il vostro cammino.

Buon viaggio e grazie per aver fatto insieme a noi un piccolo, prezioso tratto di strada…

Quante parole non dette, abbiamo trattenuto nel nostro cuore? Quante parole bloccate, frustrate, a volte dimenticate, abbiamo chiuso a doppia mandata, da qualche parte della  nostra anima, perché è meglio così, senza sapere che le parole non dette creano nodi, blocchi energetici e fanno ammalare?

Qualche volta ne siamo consapevoli, e le cose che non siamo riusciti a dire ad una persona, o in una situazione, ogni tanto si ripropongono, fastidiose come del cibo pesante che non abbiamo digerito bene.

A volte non ce ne rendiamo conto – ma non  serve non pensarci o fare finta di niente. Le parole non dette restano  sempre lì, dentro di noi, nella nostra parte più profonda, stipate come vecchi maglioni che non servono più, e che abbiamo nascosto nella parte più remota del nostro armadio, per non vederli più.

Le  parole non dette vengono a trovarci, inaspettate in certi momenti in cui,  chissà perché, siamo bloccati in  quello che stavano facendo, da un pensiero noioso che non sappiamo decifrare. O vengono a trovarci nei sogni: in quei sogni che, al risveglio,ci lasciano  mogi e disorientati.

Oppure  si manifestano nei dolori inaspettati del nostro corpo. Quella fitta allo stomaco… quella puntura alla spalla. Quel respiro che non si riesce mai a tirare fino in fondo.

Il nostro terzo passo di oggi si dedica  a quelle parole non dette, che non chiedono altre che di uscire. Parole che abbiamo avuto paura, o non abbastanza coraggio, per  dire: e il loro silenzio ha cambiato storie e relazioni. Ha cambiato la nostra percezione di noi stessi.

Oggi il nostro terzo passo chiede di scrivere una lettera, una lettera indirizzata a chi si meritava quelle parole, a chi ne aveva bisogno, a chi sarebbe cambiato o, a chi sarebbe cresciuto. Una lettera colma di quella parole che noi meritavamo  di dire, che avevamo bisogno di dire: parole che se dette, ci avrebbero aiutato a cambiare, a crescere.

Non importa se non spediremo mai quella lettera – anche più di una se abbiamo tante parole non dette –  ma quella lettera avrà un valore prezioso, di profonda catarsi, e di liberazione interiore.

Prendiamo  un foglio di carta, facciamo un lungo respiro e lasciamo uscire  le parole, e non preoccupiamoci se non arrivano subito: chiamiamole, senza paura. Loro arriveranno presto, e saranno come un inarrestabile fiume in piena…

” le parole che non ho mai detto…”

Perché PERCORSI ITINERANTI? Perché è il movimento che crea Energia, e noi, siamo sempre in movimento, anche quando non ce ne rendiamo conto.

Basta volerlo. Basta aver voglia di uscire dal proprio posto. Quello che conosciamo bene. Che anche se non ci piace, è sicuro, mentre quello che non conosciamo ci fa paura.

Cambiare fa paura.

Se sei fortunato, fortunata, ad un certo punto sentirai che in quel posto non ci stai più dentro. Come avere indossato un vestito che non è il tuo, e a furia di tirarlo da una parte, accorciarlo dall’altra, di coprire le macchie, e di mascherarlo con uno scialle – una maschera – l’hai portato avanti per tanto tempo. Se sei fortunato, ad un certo punto, non potrai più sentire il contatto del suo cotone liso con la tua pelle e dovrai, vorrai, cambiarlo.

Sappi che è un privilegio. Il cambiamento parte da lì. Dalla consapevolezza che quello, non è più il tuo posto.. Vuol dire che sei pronto, pronta a cambiare.

Vuol dire che sei pronto, pronta ad indossare una pelle di orso e affrontare il bosco, il tempo necessario per trovare i nuovi vestiti adatti a te. Le fiabe, antiche e sagge messaggere, insegnano sempre che quando il tuo Re interiore ti chiama, è arrivato il momento di iniziare il tuo nuovo Viaggio.

Sei pronto, pronta, ad affrontare nuovi percorsi itineranti, a metterti in cammino, a scegliere i nuovi sentieri? A muovere nuova Energia?

Noi siamo pronte al cambiamento: Percorsi Itineranti nasce da Fiabe in costruzione, per accompagnarti in questo Viaggio, sia dentro di te, fino in fondo alla tua anima, sia fuori, nei sentieri intricati del bosco: formazione professionale outdoor rivolta alle aziende, rivolta ai professionisti che hanno bisogno di ridisegnare il proprio percorso professionale. Percorsi di orientamento al lavoro per chi vuole trovare nuovi sbocchi e nuove motivazioni.

Percorsi di scrittura. Percorsi di Reiki. Percorsi di crescita ed evoluzione personale e professionale,  per chi sta cercando un nuovo posto, e per chi non sa più che strada prendere. 

Percorsi Itineranti, perché nel bosco noi ti portiamo, per davvero.

Per informazioni: fiabeincostruzione@gmail.com

Ogni volta che scrivo una fiaba personalizzata è come fare un viaggio, come andare a trovare una nuova amica o un nuovo amico. Far parte per un po’ della sua vita, della sua storia e delle sue emozioni. Non mi stancherò mai di dirlo: è un grande privilegio di cui sono molto grata.

Ma non c’è solo la scrittura della fiaba: ci sono i disegni, bellissimi, di  Elena Bertoloni , illustrator di grande talento e grande sensibilità. E poi, prima di essere consegnata, la fiaba deve essere vestita con cura, per portare il suo prezioso messaggio. Così anche la confezione è creata attorno alla storia, attorno alla persona a cui è dedicata, come un vestito che deve far sentire a proprio agio, che deve appartenere.

Sono sempre alla ricerca di cose nuove per le mie fiabe, cose speciali, come sono le persone a cui la fiaba è dedicata – e per caso sono arrivata agli origami. Come, per alcune cose, che ora sono fondamentali nella mia vita, ne ho sempre sentito parlare, ma non ho mai approfondito la cosa. Forse non mi interessava. Probabilmente non era il tempo.

Ori piegare, e Kami carta, ma anche dei. Un’ antica arte sacra che crea bellissime figure da un quadrato di carta colorato. Già al primo origami che ho fatto, tentato di fare,  mi sono resa conto di come la carta venga educata, educata con cura e attenzione alla forma che dovrà prendere. Come per prepararla all’onore di diventare un leggero, fragile, oggetto prezioso. Eppure la carta sottile  non si rompe, nonostante venga piegata e piegata più volte, ma resta intatta e cambia forma seguendo il movimento delle dita che la trasformano.

Quasi per celebrare l’onore di diventare una cosa nuova.

La cultura giapponese insegna  che il cambiamento fa parte della vita dell’individuo, che nulla ci appartiene e che ogni esperienza, anche dolorosa è un prezioso supporto alla nostra evoluzione. Come il kintsugi: ogni ferita deve essere valorizzata.

Le fiabe fanno lo stesso. Aprono  alla ricerca,  ti invitano al cambiamento, ti insegnano ad affrontare ogni prova, e ti indicano la strada per evolvere in nuove forme 

Fare un origami è quasi una pratica meditativa, una riflessione profonda su come possiamo educarci a cambiare -lo possiamo fare, dipende da noi –  per trasformarci in un nuovo “noi stessi”, e di come i segni che portiamo addosso, siano la guida preziosa per indicarci nuove forme, nuove idee, nuovi pensieri. 

Nuova vita…