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Nell’antichità l’aquila era considerata messaggera degli Dei, simbolo del sole e venerata per la sua maestosità e potenza.

Nel periodo dell’accoppiamento, le aquile compiono la danza del cielo, un magico rito di corteggiamento, con voli meravigliosi in picchiata, incredibili evoluzioni, scambi di preda in volo. Uno spettacolo unico. Quando si accoppiano, sono fedeli e restano insieme per sempre.

Da terribile e invincibile predatrice, l’aquila si trasforma in madre amorevole e protettiva, e insieme al maschio si prende cura del proprio piccolo. Ma è la femmina, che con grande tenerezza, prepara pezzi molto piccoli di cibo per permettergli di mangiare.

E quando è il momento, con lo stesso amore, mamma e papà aquila cominciano a portare meno cibo al proprio piccolo, fino a non portarlo più, per stimolarlo a uscire dal nido, e incitarlo a cercare il cibo da solo.

Così, il piccolo aquilotto sperimenta i primi passi da solo, prima insicuri e incerti fino a che riesce a volare, libero da ogni timore.

Quanta paura fa, ad ognuno di noi, lasciar il proprio posto caldo e sicuro? I cambiamenti fanno paura. Evolvere fa paura, perché bisogna mettersi in discussione. Perché bisogna rischiare. Perché magari cado nel vuoto. Ma la mano che ti spinge via dal nido – che sia una persona, una situazione, una difficoltà – e anche quella che ti rende libero…

La natura non fa mai nulla per caso, e abbiamo sempre tanto da imparare da loro.

Fotografia di Ezio Giuliano Filmmaker

#aquila #animalREIKI #benessereanimale #rispettoperlanatura

A volte mi chiedono cosa c’entra il Reiki con le fiabe…

C’era una volta Poldo, un riccio grande e sempre affaccendato a cercare cibo; i ricci sono ghiotti di lumache, ma spesso sono anche la causa di problemi respiratori e della polmonite dei ricci.

Poldo cominciò a sentirsi male, e dopo aver barcollato un pò, si lasciò cadere nel prato. fra i grandi filari di vigna, dove era nato.

Era giorno, e i ricci di giorno dormono, ma lui era lì, al sole e senza forze. Arrivarono le mosche, e sapendo che era morente, cominciarono a fare i loro nidi, sul suo corpicino. Ovunque. Cibo assicurato per le loro larve.

Forse guardava il cielo azzurro sopra di lui… in attesa. Forse non sentì il respiro umido e non vide il nasone nero del grosso cane che lo ispezionava. Forse non sentì nemmeno la mano gentile che lo sollevò, allontanando le mosche e poi lo sistemò comodamente nella mano a coppa, da dove sentiva arrivare una calda energia.

Ma in quel momento lui guardò e vide, occhi contro occhi, e si lasciò andare perché sapeva di essere al sicuro…

Così ho incontrato Poldo. L’ho raccolto morente, e gli ho subito praticato Reiki mentre lo portavo a casa, e quando siamo arrivati, si era già ripreso.

L’ho messo in una ampia scatola, ma non mangiava né beveva e continuava a tossire. Così ho contattato le persone meravigliose del Centro di recupero ricci La Ninna – quando serve pratico reiki ai loro piccoli ospiti – e mi hanno assistito, fino alle 2 di notte – l’ho detto che sono meravigliosi – perché era necessario ripulire Poldo dalle uova di mosche, che lo avevano invaso.

Gli ho praticato ancora Reiki, e poi l’ho lasciato dormire. Non era messo molto bene, ma al mattino era pimpante e in piena esplorazione.

I ricci sono animali protetti e devono essere tutelati. Sono animali notturni, perciò se li vedete vagare di notte, non disturbateli, non prendeteli in mano e non spostateli dalla loro zona, a meno che non siano in pericolo o in mezzo ad una strada. Potrebbe essere una mamma che ha i cuccioli vicino. Lasciate acqua fresca e le crocchette dei gatti, che mangiano molto volentieri.

Un riccio è in difficoltà quando gira di giorno, ha delle ferite, e non riesce a camminare. Allora potete soccorrerlo e chiamare subito un centro di recupero o un veterinario.

Sul sito della Ninna trovate tutte le informazioni per proteggere questi piccoli, e dolcissimi animali.

Come finisce la fiaba di Poldo? Ho contattato il numero del C.R.A.S della mia zona e a metà mattina un volontario era già passato a ritirarlo, per portarlo in uno centri di recupero, per essere curato dalla sua polmonite.

Ma prima l’ho salutato e ci siamo guardati occhi negli occhi ancora una volta. Non l’avevo mai notato… i ricci sorridono!

Buona vita Poldo.