“Gli alberi da sempre raccontano le storie degli uomini” – disse il vecchio indicando con la mano stanca il tronco rovinato del possente pioppo.

– Ma gli alberi non parlano – rispose l’uomo , un po’ annoiato. Qualche volta accompagnava il nonno a passeggiare in mezzo al bosco, e ogni volta non vedeva l’ora di andare via. Si sentiva così stanco. Di ogni cosa.

Quando era piccolo, invece era tutto diverso: ascoltava incantato le voce pacata del nonno e sapeva vedere la magia della natura, i suoi colori, i suoi volti e i suoi odori.

Perché l’uomo crescendo dimentica i doni che ogni bimbo riceve dall’universo? Il vecchio sospirò, ma continuò il suo racconto. Prima o poi avrebbe ricordato.

Continuarono il cammino sul sentiero un po’ sconnesso. Il giovane sostenne il nonno perché non cadesse, e poi guardò impaziente l’orologio.

Era ora di andare via.

-Nonno? – chiamò. Ma non era da nessuna parte.

-Nonno?!- ripeté con tono concitato. Ma come? Era davanti a lui fino ad un minuto prima.

Era preoccupato e non si accorse che il bosco era cambiato. Si trovò davanti un albero possente, che gli sbarrava la strada.

-Ma che diavolo… – sbottò. Poi lo vide. Due occhi vuoti, tristi e sorpresi, che lo guardavano dentro l’anima. Percepì la loro solitudine, la loro paura.

Le riconobbe. Non le aveva mai guardate così a fondo dentro di sé.

Rimase a fissare quel volto, disegnato sul tronco rovinato. Rimase a fissarsi, per ore, forse per giorni, finché fu certo che questa volta non l’avrebbe più dimenticato.

-Come ti stavo dicendo, ragazzo mio, gli alberi raccontano le storie degli uomini –

Il ragazzo guardò il nonno davanti a lui, sorpreso, come se fosse appena tornato da un sonno lontano. Strinse la mano ossuta e segnata di quel vecchio che amava più di ogni cosa. Non si preoccupò di nascondere le lacrime che gli inumidivano gli occhi.

-Sediamoci un po’ qui Nonno. Raccontami una di queste storie –

Il vecchio sorrise…

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